In questo recente articolo proposto dal Prof. Lubrano si analizzano le manifestazioni cliniche dell’artrite psoriasica alla luce delle differenze tra i sessi, valutando le possibili implicazioni nella gestione di questi pazienti.
DISEGNO DELLO STUDIO
Si tratta di uno studio cross-sezionale condotto su 272 pazienti (141 maschi e 13 femmine), nato dalla collaborazione di due centri reumatologici italiani, nel quale si sono analizzate prospetticamente due coorti di persone affette da artrite psoriasica nell’arco di sei mesi (da febbraio 2022 a luglio 2022). Tutti i pazienti sono stati valutati raccogliendo dettagliate informazioni cliniche e clinimetriche, con particolare attenzione ai cosiddetti PROs (Patient-Reported Outcomes). Oltre alla valutazione muscolo-scheletrica, sono state raccolte informazioni circa l’insorgenza, la severità e la durata della psoriasi cutanea, dividendo quindi i pazienti in base all’età di esordio. In particolare, l’esordio veniva definito precoce se antecedente i quarant’anni di età, mentre i restanti casi venivano classificati come esordio tardivo.
RISULTATI
Lo studio mostra come l’artrite psoriasica presenti misure di outcome peggiori nel sesso femminile, sia valutando il DAPSA che la minimal disease activity (MDA), indice che maggiormente si avvicina all’obiettivo terapeutico nella pratica clinica (vedi figura). Significativo considerare come un indice certamente sfidante quale l’MDA venga raggiunto complessivamente nel 34,7% dei pazienti, percentuale che diventa il 44% negli uomini e il 24,6% nelle donne. Le persone di sesso femminile riportano inoltre un peggior controllo del dolore e una ridotta qualità di vita. D’altro canto l’interessamento cutaneo appare più marcato nel sesso maschile, come dimostrato dal BSA (Body Surface Area) complessivamente maggiore. A fronte di un minor interessamento cutaneo, i dati sembrerebbero indicare un trend di maggior impatto dell’impegno cutaneo nel PtGA (Patient Global Assessment) delle donne, per quanto il valore non raggiunga una significatività statistica.
IMPATTO NELLA PRATICA CLINICA
Il presente studio sottolinea come vi sia la necessità di approfondire le possibili differenze fenotipiche della malattia in base al sesso del paziente. Oggi sappiamo come alcuni domini dell’artrite psoriasica siano infatti espressi in maniera diversa tra uomini e donne e come anche il percepito della malattia e l’impatto sulla qualità di vita possano cambiare.
Benché l’artrite psoriasica non sia una patologia legata al sesso di per sé, l’espressione clinica e il cosidetto burden di malattia (ovvero il peso della malattia che viene percepito dal paziente, il suo impatto sulla quotidianità) sembrerebbero essere significativamente diversi nei due sessi.
Interessante notare come anche un dominio storicamente considerato meno impattante in un contesto reumatologico come quello cutaneo, possa differire significativamente nel percepito tra uomini e donne, suggerendo una possibile discriminante nella scelta della terapia da proporre.
COMMENTO
Nell’ottica di una medicina personalizzata, basata su scelte condivise con il paziente e adattate al singolo, la conoscenza delle differenti espressioni cliniche nei due sessi appare a oggi un argomento estremamente intrigante.
La possibilità di accedere a multiple opzioni terapeutiche ci impone infatti di valutare non solo l’attività di malattia e il dominio clinico prevalente, ma anche l’impatto che tale dominio determina sui nostri pazienti. In particolare, nell’alveo di una strategia cosiddetta treat to target, appare fondamentale condividere le scelte con il paziente tenendo in considerazione la sua percezione della malattia, pena il non raggiungimento dell’obiettivo terapeutico.
In attesa di una medicina di precisione, di marcatori biologici che ci permettano una scelta razionale e scientifica del singolo farmaco nel determinato paziente, conoscere e interpretare le differenze tra i sessi, appare fondamentale per comprendere la malattia e ottimizzare la nostra strategia terapeutica
BIBLIOGRAFIA